Le mie colleghe mi parlavano di lui, Iader Fabbri. Da un giorno all’altro la loro alimentazione era completamente cambiata e nella “cucina” dell’ufficio non si parlava di altro. Picchi glicemici le parole del giorno, snack di grana come se piovessero e tanti cibi che ero abituata a vederle mangiare si erano trasformati magicamente in “Jolly”. E io continuavo con la mia alimentazione che equilibrata o meno aveva come elemento chiave la qualità del cibo. In casa abbiamo un orto, la carne si compra dal contadino insieme alle uova, la farina meglio quella integrale e non raffinata. Pochi dolci, zero merendine e rigorosamente un quadratino di fondente a fine pasto. Insomma, mangiavo cibo sano quando ne avevo voglia, ma come insegna Iader “mangiare bio o chilometro zero non è necessariamente sinonimo di alimentazione corretta. Non si edifica una casa partendo dalla scelta delle tegole, precisa Iader nel suo libro, ma mettendo le fondamenta. Prima occorre costruire le basi della nostra abitazione, e poi si potranno scegliere le tegole migliori, che saranno certo d’aiuto“.
Non ho mai avuto una grande esigenza di mettermi a dieta o di andare da una nutrizionista, avevo sempre scelto la mia strategia alimentare da sola, seguendo qualche consiglio e un pò di informazioni in giro e, complice la costante attività fisica, mi andava bene così.
Ma sulle mie colleghe giorno dopo giorno vedevo dei buonissimi risultati fisici. E così mi sono chiesta se veramente il mio corpo mi piacesse e se avessi potuto fare qualcosa in più. In effetti la pancia dopo il parto non era più la stessa, il mio corpo non rispettava più i miei canoni e soprattutto non vedevo su di esso i risultati di tutto il movimento che facevo. Magro, ma non definito come volevo. Non ero completamente soddisfatta e giorno dopo giorno quell’indice di equilibrio di cui continuavo a sentir parlare mi incuriosiva così ho deciso: vado da Iader!
LA VISITA
Quando sono entrata nel suo ambulatorio di Milano, Iader mi ha chiesto subito: “Perché sei qui? Quali obiettivi hai?” e le risposte sono state automatiche: “Voglio che il mio corpo rispecchi tutto lo sport che pratico e definirlo. Ma soprattutto non voglio avere più quella fame cronica che mi porta ogni ora a dover mangiare qualcosa”.
Poi mi ha sottoposta all’analisi di impedenza, dei centimetri e la plicometria che analizza massa magra e grassa in modo da avere dei criteri che mi permetteranno nel corso dei mesi e delle prossime visite di avere chiaro l’andamento e i miglioramenti. Anche se Iader sostiene che il miglior metro di misura dei risultati è quel vestito tanto amato nell’armadio che non riesci più a indossare.
Iader mi ha chiarito che non mi avrebbe fornito una dieta, piuttosto un metodo, una coscienza alimentare, per rimanere in forma tutta la vita, un insieme di strategie facilmente applicabili alla vita quotidiana. Alla base di questo metodo, come si legge nel suo libro “L’indice di Equilibrio”, vi sono abitudini alimentari che ci consentono di pilotare la glicemia, gli ormoni, il metabolismo nel migliore dei modi per vivere performanti e in salute, dimagrire se necessario ma soprattutto rimanere magri per sempre. L’importante è fare i giusti abbinamenti senza dare troppa importanza alle quantità.
Prima della visita Iader mi ha richiesto di compilare il mio profilo sulla sua app inserendo alcuni dati personali e le mie abitudini alimentari quotidiane (per analizzare la mia situazione prima del mio arrivo in ambulatorio) per le quali mi ha poi fornito un feedback: la mia alimentazione era infatti sbilanciata, non tanto perché assumessi troppi carboidrati ad alto indice glicemico, ma perché non vi era un abbinamento proteico adeguato. Non mi ha quindi stravolto le mie abitudini, ma semplicemente le ha “riequilibrate”.
IL RESOCONTO
Il riscontro di Iader alla mia dieta è stato che la mia alimentazione era molto sbilanciata a favore di carboidrati ad alto indice glicemico (tutti cereali quali orzo, farro, quinoa e altro compresi) e che per questo motivo avevo spesso dei picchi glicemici che mi portavano ad avere sempre un senso di fame e sensazione di stanchezza e affaticamento.
A livello pratico questo si è tradotto in:
- 5 pasti al giorno (di cui 2 merende)
- Presenza in ognuno di queste di una buona dose di proteine
- Assunzione di carboidrati libera per quanto riguarda quelli favorevoli come frutta e verdura. Tutti gli altri sono quelli che lui chiama positivamente jolly che sulla base degli obiettivi possono essere concessi in quantità settimanali differenti: io ne ho 4 per esempio.
- Nessuna indicazione di quantità
- Mai far passare più di 5 ore tra un pasto e l’altro
- Compensare sempre l’assunzione di jolly/cereali complessi con una proteina
COM’È ANDATA?
La prima settimana è stata drastica, abituata a mangiare ogni mezzogiorno cereali non mi sentivo per nulla piena, andavo a letto con la fame e non potevo assolutamente fare a meno di quei 2 Wasa (cracker di segale) concessi a ogni pasto. Ricordo di averlo contattato per comunicargli questo forte senso di “buco nello stomaco” e mi aveva chiarito che non avendo indicazioni di quantità avrei dovuto mangiare di più sia verdure che proteine. Piano piano sono riuscita a capire come fare e a “disintossicarmi“, perchè secondo me si tratta proprio di una forma di dipendenza, dallo zucchero contenuto in tutti quei cereali. Alla seconda visita ho chiesto di poter sostituire i wasa con piccole quantità di cereali per variare. Ma non ne ho più avuto bisogno! Mi concedo 5 jolly (a volte anche di più, ma non ditelo a Iader) e da quando ho imparato a bilanciare il mio piatto non rinuncio a molto perché tenendo la glicemia entro certi valori, non vivo più con la fame perenne.
E I RISULTATI?
Sicuramente ho la pancia molto più piatta! E piano piano mi vedo anche più definita. Ma i risultati che preferisco sono due: non ho più fame tutto il giorno a tutte le ore e mi sento più carica! C’è ancora tanta strada da fare e probabilmente visto quanto sono golosa non arriverò mai ai miei canoni di perfezione, ma ora guardandomi allo specchio sono più felice!
SECONDO IADER…
Dopo avervi raccontato la mia esperienza vi spiego un pò il metodo, anche se per capirlo al meglio vi consiglio la lettura del libro.
“Non voglio insegnarti una dieta, ma l’indice di equilibrio che significa acquisire una coscienza alimentare che vada oltre al conteggio delle calorie e l’ossessione della bilancia”.
Il concetto chiave: MANTENERE LA GLICEMIA STABILE!
Bisogna quindi evitare di alzare la glicemia: i carboidrati complessi come la pasta e il pane, aumentano la concentrazione di zucchero nel sangue che poi inevitabilmente va a finire nei nostri depositi di grasso, tendenzialmente sulla pancia. Si possono usare ma è importante imparare a gestirli.
Questo oltre a mantenere una certa forma fisica, permette di non avere sonnolenza o cali di energia, non avere fame prima del previsto essere lucidi e performanti anche a livello sportivo.In questo modo riusciremo anche a prevenire e tenere lontani gli stati infiammatori. Tutto a beneficio del nostro intestino, il nostro secondo cervello.Quando è a posto lui, funziona tutto, le difese immunitarie si alzano, le medicine diminuiscono.
Per finire: ho trovato particolarmente interessante il decimo capitolo dedicato al movimento. Infatti, secondo Iader per dimagrire contano di più le scelte alimentari che l’attività fisica (che comunque gioca un ruolo importante sul benessere della persona). Pensate per esempio a quanti amici o conoscenti che corrono tanti km ogni giorno ma non mangiano bene: quanti di questi hanno il fisico che vorremmo?
LEGGI L’INDICE DI EQUILIBRIO DI IADER FABBRI. DISPONIBILE QUI!