Prima della gravidanza ho partecipato a diverse gare di trail running su distanze tra i 20 e i 25 km e mi è capitato sempre più spesso di vedere runner con ai piedi delle scarpe dalla suola molto alta, le HOKA One One. Non mi hanno mai attirato molto ma questa rapida diffusione, anche tra gli atleti più forti, sarà pur avvenuta per qualche buon motivo. HOKA One One, allo scorso Ultra Trail du Mont Blanc è stato il secondo brand più usato dai finisher e all’Ironman di Kona (Hawaii), Campionato del Mondo di Triathlon, il più indossato.
La mia curiosità e il consiglio di vari trail runner, mi hanno spinta a cercare informazioni a riguardo e a provarle.
DA DOVE NASCE L’IDEA DI HOKA?
HOKA ONE ONE è stata fondata da Jean-Luc Diard e Nicolas Mermoud – due tecnici di calzature outdoor di base sulle Alpi Francesi – nel 2009 con l’obiettivo di rendere migliore l’esperienza della discesa nel trail running.
L’osservazione tecnica da cui Jean-Luc e Nico sono partiti è stata che in ogni disciplina sportiva l’attrezzo è divenuto più grande – come dimensioni – nella sua evoluzione nel tempo. Basta pensare alle racchette da tennis, ai cerchi delle mountain-bike, agli sci, etc… Le scarpe da running, al contrario, erano ancora ferme ai volumi di 20 anni prima (o addirittura tendenti ad una controversa filosofia minimalista). Da qui l’idea di studiare una suola “oversize” con mescole di gomma più ammortizzanti della media, una geometria che favorisse la rullata (meta-rocker, ispirata al movimento della sedia a dondolo), un drop minimo per favorire una corsa naturale. Questa caratteristica “oversize” che consente di assorbire alla perfezione ogni urto, in particolar modo durante le discese, garantendo al piede un comfort senza paragoni, ha determinato il successo dell’idea HOKA prima nel mondo del trail, successivamente in quello del triathlon dove gli atleti hanno esigenze tecniche più complesse e significative. Da lì, è arrivata anche nel mondo “road”.
LA CARATTERISTICA PRINCIPALE DELLE HOKA
La sua filosofia è che l’ammonizzazione è importante: ai runner serve proteggere meglio le articolazioni specialmente nella parte finale della prestazione, quando la stanchezza porta ad un appoggio meno efficiente e corretto. Così si contrasta l’insorgenza di patologie ed infortuni, i veri incubi del runner.
L’EVOLUZIONE
Da quei tempi pionieristici, la gamma HOKA si è molto evoluta, anche in termini estetici. Le suole oversize sono oggi molto meno “vistose” e si trovano modelli “veloci” che uniscono ad una buona ammortizzazione sul tallone una forte reattività sull’avampiede, per coloro che amano uno stile di corsa più dinamico e con un contatto più “sensibile” col terreno.
MODELLI
Oggi la gamma si compone di modelli veloci (A2), anti-pronazione (o Dynamic Stability – A4), neutre, oltre ad una serie speciale, la Fly Collection, mirata a chi pratica il running in un contesto non esclusivo ma che include anche altre discipline come il fitness e lo Yoga. Tradizionale punto di forza dell’azienda rimangono comunque i modelli dedicati al trail e ai terreni misti.
LE MIE SCARPE
Non avendo più una scarpa di riferimento per le mie uscite di trail e per le future gare, ne sto testando diverse. La mia curiosità mi ha portato alle HOKA e al modello Challenger ATR 4: leggerissime e con un dropo non eccessivo. La sua categoria è “terreni misti”, da cui la sigla ATR (All Terrain). Una scarpa con la quale si può uscire di casa sull’asfalto e raggiungere i sentieri fuoristrada potendo contare sull’ammortizzazione tipica di HOKA, su un grip adeguato nei fondi naturali e su una sensazione di comfort e sicurezza generale. Challenger è considerata la “Clifton per il trail” (Clifton è il best seller HOKA per la strada), ancora migliorata – rispetto alla versione 3 – nella pulizia del disegno e nella traspirabilità della tomaia. È l’ideale per allenamenti o gare su terreni misti o trail leggeri e non troppo tecnici (anche se molti trailer di alto livello la utilizzano perfino sulle “ultra” per il vantaggio che determina in termini di comfort).
LA MIA PROVA
Domenica non era proprio la giornata ideale per provare le mie nuove Hoka, aveva piovuto tutta la notte precedente e c’era molto fango. In questo caso sarebbero stati meglio i modelli con suola in Vibram, ma ero troppo curiosa per lasciarle a casa. Non ho notato grandi differenze rispetto alle persone che si trovavano con me, anche le mie scarpe tenevano abbastanza bene e l’ammortizzazione mi ha permesso di correre senza paura su tutte le discese. Non vedo l’ora di riprovarle ancora, magari su un terreno meno scivoloso!